La vitamina D giova alle ossa e alla pelle: il sole è importante per evitare carenza.

Quanto e come esporsi ai raggi per avere il massimo beneficio

Andare al mare può giovare alla salute delle ossa? Di sicuro una corretta esposizione alla luce solare è fondamentale per fare il pieno di vitamina D e prevenire la fragilità ossea. Questa vitamina, nel nostro Paese, risulta carente in larghe fette della popolazione: fra gli anziani, che soggiornano nelle strutture di ricovero e che quindi non riescono a godere dell’irradiazione solare, fra tutti coloro che non si espongono al sole a causa di problemi dermatologici o che fanno uso di prodotti solari con filtri molto elevati, ma anche fra coloro che soffrono di patologie quali la celiachia che limitano l’azione della vitamina D.

Tale vitamina, inoltre, risulta carente anche nelle persone sedentarie e in sovrappeso per la capacità della vitamina D di depositarsi nel tessuto adiposo. Se c’è tanta massa grassa, la vitamina D vi si deposita e ne servono quantità maggiori per raggiungere quote ematiche che rientrano nel range della normalità.

Vitamina D: cos’è?

«La vitamina D è un complesso di sette vitamine liposolubili indispensabili per il nostro organismo: la sintesi di tale complesso avviene principalmente nella cute in seguito all’esposizione solare. I cheratinociti epidermici contengono un grasso noto come provitamina D che, una volta esposto ai raggi UVB, si trasforma per fotolisi in previtamina D. Tramite un processo di isomerizzazione, la previtamina D si trasforma in vitamina D: la sintesi di tale vitamina è influenzata dalla latitudine in cui vive il paziente, dal fenotipo, dall’età, dalla stagionalità e dal tempo che il paziente dedica all’esposizione solare. I soggetti più a rischio di ipovitaminosi D sono gli anziani, che contrariamente ai giovani tendono a non esporsi al sole, e i soggetti con fototipo scuro, perché la melanina compete con la vitamina D nell’assorbimento dei raggi solari.
E’ ancora aperto il dibattito sull’uso degli schermi solari ad alta protezione: in estate è sufficiente esporsi 15/20 minuti due volte al giorno senza protezione per attivare la sintesi della vitamina D. Una corretta fotoprotezione, tuttavia è indispensabile per evitare danni alla cute derivanti da esposizioni solari prolungate>> spiega Gianni Montesi, dermatologo all’ospedale israelitico di Roma.

L’importanza di esporsi correttamente al sole

La vitamina D è scarsamente presente nei cibi, ecco perché per ottimizzarne i livelli circolanti si consiglia di esporsi al sole sfruttando la sua sintesi a partire dalla pelle. Le linee guida nazionali e internazionali raccomandano un’esposizione quotidiana di viso, collo e braccia alla luce solare non filtrata da vetri e filtri solari, di almeno 10-15 minuti due volte al giorno in estate e 20-30 minuti in inverno, senza per questo esporsi nelle ore più calde e mettere a repentaglio la salute della pelle.

«Le persone che soffrono di osteoporosi, se è vero che con una vacanza al mare e le dovute cautele possono fare il pieno di vitamina D, devono anche tenere ben presente che lunghe camminate di almeno mezzora al giorno fanno bene alla salute delle ossa. Tuttavia, è bene fare attenzione durante le passeggiate, non camminare troppo e troppo a lungo sulla battigia per evitare microtraumi alla colonna o malposizionamenti della gamba che possono aumentare il rischio di caduta. Non ci sono evidenze scientifiche, invece su come acqua e aria di mare possano alleviare i dolori reumatici» chiarisce Nicola Napoli professore associato di Endocrinologia e malattie del metabolismo, presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma

Vitamina D: utilità non solo per le ossa, ma anche per la pelle

Livelli ematici ottimali di vitamina D, oltre ad essere fondamentali per la salute delle ossa, sembrano preservare la cute stessa da diverse condizioni patologiche come fa notare ancora il dermatologo: «A livello dermatologico, sono stati condotti degli studi sul ruolo della vitamina D nella vitiligine, nella dermatite atopica e nella psoriasi. La vitiligine è un disordine acquisito della pigmentazione cutanea su base autoimmune: la vitamina D stimola la melanogenesi e alcuni studi hanno evidenziato che i pazienti affetti da vitiligine hanno bassi livelli di tale vitamina. La dermatite atopica è una malattia infiammatoria cronica della cute molto frequente, specialmente in età pediatrica, che presenta un andamento remittente recidivante e migliora con l’esposizione ai raggi ultravioletti. Anche in questa patologia è stata riscontrata la presenza di bassi livelli di vitamina D ed è stata descritta una correlazione inversa tra i livelli di vitamina D nel cordone ombelicale ed il rischio di sviluppare la dermatite atopica. La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica che in Italia colpisce 2 milioni di persone: molti studi confermano che i pazienti affetti hanno livelli di vitamina D bassi. La supplementazione orale e l’impiego topico di derivati di tale vitamina determinano spesso un miglioramento significativo delle lesioni presenti».

(La Stampa Salute)